“Generale dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole
Non fa più fermate neanche per pisciare
Si va dritti a casa senza più pensare
Che la guerra è bella anche se fa male
Che torneremo ancora a cantare”

Siamo tutti il generale dietro la collina.

La Cina sembrava tanto lontana. MI ricordo quando guardavo con incredulità e stupore le immagini delle persone affacciate alla finestra che cantavano per sentirsi meno sole. Incredulità, non certo paura, perché la Cina era tanto lontana fino ad un mese fa. Adesso siamo noi a cantare affacciati alle finestre, perché il mondo non è così grande come si dice, anzi, “tutto er monno è paese”, mai cosa fu più veritiera. Il virus lo ha girato con estrema facilità.

Non c’è niente di “normale” in questo periodo che finirà sicuramente nei libri di storia, così come le parole di Conte:

«Stiamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore domani».

Non c’è niente di normale mentre cerchiamo la distrazione per non pensare un’oretta al Covid-19, più noto come coronavirus.

E così è passata anche la domenica.
Senza calcio e forse stiamo imparando che sì, si sopravvive anche senza il pallone.
Un mondo che parallelamente sta vivendo l’incubo, il caos come tutta Europa nell’incertezza di quello che sarà domani.
Un caos che è lo specchio di ciò che sta succedendo nel mondo.

Viviamo in un clima surreale con strade vuote e gente che canta l’inno d’Italia affacciata alla finestra.
Perché dietro la collina ci sta il virus crucco ed assassino.

Eppure tutti noi cerchiamo una distrazione dal periodo buio, immaginiamo come sarà riabbracciare la normalità, il traffico, il chiacchiericcio nei bar, la birretta al pub.

Allora che sia stata benedetta questa domenica senza calcio, perché forse stiamo facendo un piccolo passetto in avanti verso domani.
Dobbiamo uscire da questo tunnel senza cercare la luce in fondo spasmodicamente, arrediamolo invece perché , come scrisse Nietzsche:   “Quando guardi nell’abisso, l’abisso guarderà te”.

Aiutiamoci pensando che presto torneremo in strada, torneremo in uno stadio a tifare,  sugli spalti,  ad abbracciarci per un gol, a stringerci fino all’ultimo minuto.

Perché, e questo ve lo assicuro, ci sta una fine al buio.
E allora  il treno che porta al sole farà tante fermate e torneremo ancora a cantare….

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